כותב ישוע

 

Κατα Mονοζυγώτην Eὐαγγέλιον

APPENDICE 1

Poiché molti hanno intrapreso a ordinare una narrazione dei fatti che si sono compiuti tra noi, come ce li hanno tramandati quelli che da principio ne furono testimoni oculari e che divennero ministri della Parola, è parso bene anche a me, dopo essermi accuratamente informato di ogni cosa dall'origine, di scriverne per ordine, affinché si riconosca la certezza delle cose che sono state insegnate.

Risaliamo a circa duemila anni fa, al tempo di Erode, re della Giudea. C'era un certo sacerdote di nome Zaccaria, del turno di Abiia; sua moglie era discendente di Aaronne e si chiamava Elisabetta — erano entrambi giusti davanti a Dio, camminando irreprensibili in tutti i comandamenti e precetti del Signore. E non avevano figli, perché Elisabetta era sterile, ed erano entrambi in età avanzata.

Mentre Zaccaria esercitava il sacerdozio davanti a Dio nell'ordine del suo turno, secondo la consuetudine del sacerdozio, gli toccò in sorte di entrare nel Tempio del Signore per offrirvi il profumo e tutta la moltitudine del popolo stava fuori in preghiera nell'ora del profumo. E gli apparve un angelo del Signore, in piedi alla destra dell'altare dei profumi. Zaccaria, vedutolo, fu turbato e preso da spavento. Ma l'angelo gli disse: “Non temere, Zaccaria, perché la tua preghiera è stata esaudita, tua moglie Elisabetta ti partorirà un figlio, al quale porrai nome Giovanni. Tu ne avrai gioia ed esultanza, e molti si rallegreranno per la sua nascita. Poiché sarà grande davanti al Signore; non berrà né vino né bevande alcoliche, sarà ripieno dello Spirito Santo fin dal grembo di sua madre e convertirà molti dei figli d'Israele al Signore Dio loro; andrà davanti a lui con lo spirito e con la potenza di Elia, per volgere i cuori dei padri ai figli e i ribelli alla saggezza dei giusti, per preparare al Signore un popolo ben disposto”. E Zaccaria disse all'angelo: “Da che cosa conoscerò questo? Perché io sono vecchio e mia moglie è avanti nell'età”. E l'angelo, rispondendo, gli disse: “Io sono Gabriele, che sto davanti a Dio; e sono stato mandato a parlarti e recarti questa buona notizia. Ed ecco, tu sarai muto e non potrai parlare fino al giorno in cui queste cose avverranno, perché non hai creduto alle mie parole che si adempiranno a suo tempo”.

Il popolo intanto stava aspettando Zaccaria e si meravigliava che indugiasse tanto nel Tempio. Ma, quando fu uscito, non poteva parlare loro e capirono che aveva avuto una visione nel Tempio; ed egli faceva loro dei segni e rimase muto.

Quando furono compiuti i giorni del suo servizio, egli se ne andò a casa sua. Ora, dopo quei giorni, sua moglie Elisabetta rimase incinta e si tenne nascosta per cinque mesi, dicendo: “Ecco che cosa ha fatto per me il Signore nei giorni in cui ha rivolto a me lo sguardo per cancellare la mia vergogna in mezzo agli uomini”.

Al sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città di Galilea, detta Nazareth, a una vergine fidanzata a un uomo chiamato Giuseppe, della casa di Davide; il nome della vergine era Maria. L'angelo, entrato da lei, disse: “Ti saluto, o favorita dalla grazia; il Signore è con te”. Ed ella fu turbata a questa parola e si domandava che cosa volesse dire un tale saluto. L'angelo le disse: “Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco, tu concepirai e partorirai un figlio e gli porrai nome Gesù. Questi sarà grande, e sarà chiamato Figlio dell'Altissimo, e il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre; egli regnerà sulla casa di Giacobbe in eterno e il suo regno non avrà mai fine”. E Maria disse all'angelo: “Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?”. L'angelo, rispondendo, le disse: “Lo Spirito Santo verrà su di te e la potenza dell'Altissimo ti coprirà della sua ombra, perciò anche colui che nascerà sarà chiamato Santo, Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, ha concepito anche lei un figlio nella sua vecchiaia e questo è il sesto mese per lei, che era chiamata sterile, poiché nessuna parola di Dio rimarrà inefficace”. Maria disse: “Ecco, io sono la serva del Signore; mi sia fatto secondo la tua parola”. E l'angelo si allontanò da lei.

In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta nella regione montuosa, in una città di Giuda, ed entrò in casa di Zaccaria e salutò Elisabetta. Appena Elisabetta udì il saluto di Maria, il bambino le sobbalzò nel grembo; ed Elisabetta fu ripiena di Spirito Santo e a gran voce esclamò: “Benedetta sei tu fra le donne e benedetto è il frutto del tuo seno! Come mai mi è dato che la madre del mio Signore venga da me? Poiché ecco, non appena la voce del tuo saluto mi è giunta agli orecchi, il bambino mi è balzato nel grembo per la gioia. Beata è colei che ha creduto che quanto le è stato detto da parte del Signore avrà compimento”.

E Maria disse:
“L'anima mia magnifica il Signore
e lo spirito mio esulta in Dio, mio Salvatore,
poiché egli ha riguardato alla bassezza della sua serva. Da ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata,
poiché il Potente mi ha fatto grandi cose. Santo è il suo nome
e la sua misericordia è di età in età per quelli che lo temono.
Egli ha operato potentemente con il suo braccio, ha disperso quelli che erano superbi nei pensieri del loro cuore;
ha detronizzato i potenti e ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati e ha rimandato a mani vuote i ricchi.
Ha soccorso Israele, suo servitore, ricordandosi della misericordia
di cui aveva parlato ai nostri padri, verso Abraamo e verso la sua discendenza per sempre”.

Maria rimase con Elisabetta circa tre mesi, poi se ne tornò a casa sua.

Compiutosi per Elisabetta il tempo di partorire, diede alla luce un figlio. I suoi vicini e i parenti udirono che il Signore aveva usato grande misericordia nei suoi confronti e se ne rallegravano con lei. Ed ecco che nell'ottavo giorno vennero a circoncidere il bambino e lo chiamavano Zaccaria dal nome di suo padre. Allora sua madre prese a parlare e disse: “No, sarà invece chiamato Giovanni”. Ed essi le dissero: “Non c'è nessuno nella tua parentela che porti questo nome”. E con dei cenni domandavano al padre come voleva che fosse chiamato. Ed egli, chiesta una tavoletta, scrisse così: “Il suo nome è Giovanni”. E tutti si meravigliarono. In quell'istante la sua bocca fu aperta e la sua lingua sciolta ed egli parlava benedicendo Dio. Allora tutti i loro vicini furono presi da timore e tutte queste cose si divulgavano per tutta la regione montuosa della Giudea. Tutti quelli che le udirono, le serbarono in cuor loro e dicevano: “Che sarà mai questo bambino?”. Perché la mano del Signore era con lui.

Zaccaria, suo padre, fu ripieno dello Spirito Santo e profetizzò dicendo:
“Benedetto sia il Signore, il Dio d'Israele, perché ha visitato e riscattato il suo popolo,
e ci ha suscitato un potente salvatore nella casa di Davide suo servo,
come aveva promesso da tempo per bocca dei suoi profeti,
uno che ci salverà dai nostri nemici e dalle mani di tutti quelli che ci odiano.
Egli usa così misericordia verso i nostri padri e si ricorda del suo santo patto,
del giuramento che fece ad Abraamo nostro padre,
al fine di concederci che, liberati dalla mano dei nostri nemici, lo servissimo senza paura,
in santità e giustizia, alla sua presenza, tutti i giorni della nostra vita.
E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell'Altissimo perché andrai davanti al Signore per preparare le sue vie,
per dare al suo popolo conoscenza della salvezza mediante il perdono dei loro peccati,
grazie ai sentimenti di misericordia del nostro Dio, per i quali l'Aurora dall'alto ci visiterà,
per risplendere su quelli che giacciono in tenebre e in ombra di morte, per guidare i nostri passi verso la via della pace”.
Ora il bambino cresceva e si fortificava nello spirito; e stette nei deserti fino al giorno in cui doveva manifestarsi a Israele.

In quel periodo l'imperatore romano, Cesare Augusto, decretò che si facesse un censimento di tutta la nazione. Questo avvenne quando Quirino era governatore della Siria.

Per il censimento era obbligatorio che tutti tornassero al paese dei propri antenati, per le debite registrazioni. Siccome Giuseppe era di stirpe reale, doveva andare in Giudea, a Betlemme, paese natale del re Davide. Era quindi necessario che si mettesse in viaggio da Nazareth di Galilea verso Betlemme. Giuseppe prese con sé Maria, sua moglie, che in quel periodo era in avanzato stato di gravidanza.

Mentre si trovavano a Betlemme, fu tempo che il bambino nascesse, e Maria diede alla luce il suo primo figlio, un maschio. Ella lo avvolse in una coperta e lo depose nella mangiatoia di una stalla, perché non c'era posto per loro nella locanda del villaggio.

Quella notte, nei campi fuori dal villaggio c'erano alcuni pastori che sorvegliavano le loro greggi. Improvvisamente un angelo apparve in mezzo a loro, e la gloria del Signore li avvolse di luce. I pastori erano molto spaventati, ma l'angelo li rassicurò:
«Non temete!» disse. «Io vi porto la più bella notizia che sia stata mai annunciata; questa notizia darà grande gioia a tutti! Il Salvatore, proprio il Mashiach, il Signore, è nato stanotte a Betlemme! Come potete riconoscerlo? Troverete un bambino avvolto in una coperta, che giace in una mangiatoia».

Subito al primo angelo se ne aggiunsero molti altri, gli eserciti del cielo, che lodavano Dio:
«Gloria a Dio nel più alto dei cieli»,
cantavano, «e pace sulla terra a quelli che egli ama!»
Quando gli angeli se ne furono tornati di nuovo in cielo, i pastori cominciarono a dirsi l'un l'altro: «Venite! Andiamo a Betlemme. Andiamo a vedere quello che è successo e che il Signore ci ha fatto sapere!»

Corsero al villaggio, e là trovarono Maria e Giuseppe. E c'era il bambino che giaceva nella mangiatoia. I pastori divulgarono ovunque l'accaduto e ciò che l'angelo aveva detto del bambino; e tutti quelli che udivano la loro storia restavano meravigliati. Maria, intanto, serbava queste cose nel suo cuore, e spesso ci ripensava.

I pastori, poi, ritornarono ai loro campi e alle loro greggi, lodando Dio per la visita degli angeli e perché avevano visto il bambino, proprio come l'angelo aveva annunciato.

Otto giorni più tardi, durante la cerimonia della circoncisione, il bambino fu chiamato Gesù (יֵשׁוּעַ Yēšūa’), il nome che gli aveva dato l'angelo, prima ancora che fosse concepito.

Quando giunse il momento del sacrificio al tempio per la purificazione di Maria, come è prescritto dalla legge di Mosè dopo la nascita di un bimbo, i genitori portarono Gesù a Gerusalemme per presentarlo al Signore, perché la legge di Dio dice: «Se il primo figlio di una donna è un maschio, deve essere consacrato al Signore».

In tale occasione i genitori di Gesù offrirono il sacrificio stabilito dalla legge, che poteva essere un paio di tortore o due piccioni.

Quel giorno, c'era nel Tempio un uomo di nome Simeone, residente a Gerusalemme. Egli era un buon uomo, molto devoto, pieno di Spirito Santo, in attesa continua dell'arrivo del Messia. Lo Spirito Santo, infatti, gli aveva rivelato che non sarebbe morto, finché non avesse visto «il Mashiach di Dio». Quel giorno, lo Spirito Santo spinse Simeone a recarsi al tempio, e così, quando Maria e Giuseppe giunsero per presentare il piccolo Gesù al Signore, in ubbidienza alla legge, Simeone era presente, e prese il bambino tra le braccia, lodando Dio.

«Signore», egli disse, «ora posso morire contento, perché l'ho visto, come tu mi avevi promesso! Ho visto il Salvatore, che tu hai dato al mondo. Egli è la luce che splenderà su tutti i popoli, e sarà la gloria del tuo popolo Israele!»

Giuseppe e Maria restarono meravigliati per ciò che Simeone diceva di Gesù.

Simeone li benedì, ma poi disse a Maria: «Il dolore ti trapasserà l'anima come una spada, perché questo bambino sarà respinto da molti in Israele, ma questo sarà la causa della loro rovina. Però per molti altri egli sarà fonte d'immensa gioia, e i pensieri più profondi di tanti cuori saranno rivelati».

Quel giorno, c'era nel Tempio anche la profetessa Anna, figlia di Fanuel, della tribù giudea di Aser. Anna era molto vecchia; dopo sette anni di matrimonio era rimasta vedova ed a quel tempo aveva ottantaquattro anni. Ella non s'allontanava mai dal Tempio, dove rimaneva giorno e notte, adorando Dio, pregando e spesso digiunando.

S'avvicinò proprio mentre Simeone stava parlando con Maria e Giuseppe. Anch'ella cominciò a ringraziare Dio e ad annunciare a tutti quelli che aspettavano la redenzione di Gerusalemme che il Messia era finalmente arrivato.

Quando i genitori di Gesù ebbero fatto tutto quanto è prescritto dalla legge di Dio, se ne tornarono a casa, a Nazaret in Galilea. Il bambino divenne un ragazzo forte e robusto, pieno di sapienza. E Dio lo colmava di benedizioni.

Quando ebbe dodici anni, Gesù accompagnò i suoi genitori per la festa annuale di Pesach, a cui partecipavano ogni anno. A celebrazione conclusa, si rimisero in viaggio per ritornare a Nazareth, ma Gesù rimase a Gerusalemme. Il primo giorno, i suoi genitori non s'accorsero della sua mancanza, perché pensavano che anche lui fosse in viaggio con la comitiva. Ma quando quella sera non si fece vivo, Maria e Giuseppe cominciarono a cercarlo fra parenti ed amici. Non riuscendo a trovarlo, ritornarono a Gerusalemme, per continuare le ricerche.

Finalmente, dopo tre giorni, lo trovarono. Gesù era nel tempio, seduto fra i dottori della legge e parlava con loro di profondi argomenti, meravigliando tutti con la sua intelligenza e le sue risposte.

I suoi genitori non sapevano cosa pensare: «Figliuolo», gli disse Maria, «perché ci hai fatto questo? Tuo padre ed io eravamo molto preoccupati e ti cercavamo dappertutto!»

«Che bisogno avevate di cercare?» disse allora Gesù. «Non avete pensato che sarei stato qui nel tempio, nella casa di mio Padre?» Ma essi non capivano che cosa volesse dire con quelle parole.

Poi Gesù tornò a Nazaret con loro e fu ubbidiente ai genitori. E sua madre serbava tutte queste cose nel cuore. Così Gesù cresceva in statura e in saggezza, ed era amato da Dio e dagli uomini.

Nel quindicesimo anno dell'impero di Tiberio Cesare, essendo Ponzio Pilato governatore della Giudea, ed Erode tetrarca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetrarca dell'Iturea e della Traconitide, e Lisania tetrarca dell'Abilene, sotto i sommi sacerdoti Anna e Caiafa, la parola di Dio fu diretta a Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto.

Ed egli andò per tutta la regione intorno al Giordano, predicando un battesimo di ravvedimento per il perdono dei peccati, come sta scritto nel libro delle parole del profeta Isaia:
“Voce di uno che grida nel deserto: ‘Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri. Ogni valle sarà colmata e ogni monte e ogni colle sarà abbassato; le vie tortuose saranno fatte dritte e le accidentate saranno appianate; e ogni creatura vedrà la salvezza di Dio’”.

Giovanni dunque diceva alle folle che andavano per essere battezzate da lui: “Razza di vipere, chi vi ha insegnato a sfuggire dall'ira a venire? Fate dunque dei frutti degni del ravvedimento e non vi mettete a dire in voi stessi: ‘Noi abbiamo Abraamo per padre!’. Perché vi dico che Dio da queste pietre può far sorgere dei figli ad Abraamo. Ormai è anche posta la scure alla radice degli alberi; ogni albero dunque che non fa buon frutto, viene tagliato e gettato nel fuoco”.

E la folla lo interrogava, dicendo: “E allora, che dobbiamo fare?”. Egli rispondeva loro: “Chi ha due tuniche, ne faccia parte a chi non ne ha e chi ha da mangiare, faccia altrettanto”.

Vennero anche dei pubblicani per essere battezzati e gli dissero: “Maestro, che dobbiamo fare?”. Ed egli rispose loro: “Non riscuotete nulla di più di quello che vi è ordinato”.

Lo interrogarono pure dei soldati, dicendo: “E noi, che dobbiamo fare?”. Ed egli a loro: “Non fate estorsioni, né opprimete nessuno con false denunce e accontentatevi della vostra paga”.

Ora il popolo era in attesa e tutti si domandavano in cuor loro se Giovanni fosse il Mashiach; Giovanni rispose, dicendo a tutti: “Io vi battezzo in acqua, ma viene colui che è più forte di me, al quale io non sono degno di sciogliere il legaccio dei calzari. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Egli ha in mano il suo ventilabro per pulire interamente la sua aia e raccogliere il grano nel suo granaio, ma la pula la brucerà con fuoco inestinguibile”.

Così, con molte e varie esortazioni, evangelizzava il popolo, ma Erode, il tetrarca, essendo da lui ripreso riguardo a Erodiade, moglie di suo fratello, e per tutte le malvagità che egli aveva commesso, aggiunse a tutte le altre anche questa: rinchiuse Giovanni in prigione.

Ora, mentre tutto il popolo si faceva battezzare, anche Gesù fu battezzato e, mentre stava pregando, si aprì il cielo, e lo Spirito Santo scese su di lui in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: “Tu sei il mio diletto Figlio; in te mi sono compiaciuto”.

Quando Gesù cominciò a insegnare, aveva circa trent'anni ed era figlio, come si credeva, di Giuseppe, di Eli, di Mattàt, di Levi, di Melchi, di Iannài, di Giuseppe, di Mattatia, di Amos, di Naum, di Esli, di Naggai, di Maat, di Mattatia, di Semèin, di Iosec, di Ioda, di Ioanan, di Resa, di Zorobabele, di Sealtiel, di Neri, di Melchi, di Addi, di Cosam, di Elmadàm, di Er, di Gesù, di Eliezer, di Iorim, di Mattàt, di Levi, di Simeone, di Giuda, di Giuseppe, di Ionam, di Eliachim, di Melea, di Menna, di Mattata, di Natan, di Davide, di Isai, di Obed, di Boaz, di Sala, di Nason, di Amminadab, di Admin, di Arni, di Chesron, di Perez, di Giuda, di Giacobbe, di Isacco, di Abraamo, di Tara, di Naor, di Serug, di Reu, di Peleg, di Eber, di Sela, di Cainan, di Arpacsad, di Sem, di Noè, di Lamec, di Metusela, di Enoc, di Iared, di Maalaleel, di Cainan, di Enos, di Set, di Adamo, di Dio.

Il Melekh Mashiach, Gesù di suo pugno, poi scrive...

כותב ישוע

הוהי
HOVÈ

HAYÀ

YIHÈ

HOVÈ... È, HAYÀ... ERA, YIHÈ... SARÀ!
Dio è l'Esistenza continua:
Ani rishon ve-Ani acharon,
u-mi biladi ein Elohim!

Io sono il primo e Io sono l'ultimo,
e senza di Me non c'è nessun Dio.

Nella Tua Luce ho imparato ad amare,
nella Tua Bellezza a decantare poesie.
Danzi nel mio petto,
dove nessuno può vederTi,
ma spesso io Ti vedo,
Ti sento, mi illumini
e la Tua Luce diviene quest’arte,
L'arte di amare.
Io sono venuto a tirare fuori la Bellezza
che le Tue creature non sanno di avere
e le Tue creature solleverò come una preghiera al cielo.
Senza l’amore ogni musica è un rumore,
ogni invocazione una follia
e ogni adorazione un peso.
Guarderò attentamente intorno me, Adonai,
e riconoscerò sempre la luminosità delle anime
che mi circondano e mi circonderanno
in questa Missione unica e finale,
la Missione che Tu hai voluto
per la Fine dei Tempi.
Con Te, Signore dell'Universo,
uscirò dal circolo del tempo ed entrerò
nel circolo del Tuo amore.

Ecco le mie memorie, come lampi nella mente, che mi avvolgono nel terrore della distruzione più completa! Ecco cosa mi sussulta nell'animo, quando nell'interiore vedo scene cataclismiche di rovina e massacro! Da lì Hashem mi ha colto e asportato, nello spazio e nel tempo, fino a questo oggi, a questa nuova dimensione terrena. Dalla devastazione e smantellamento del Tempio, da una Gerusalmme immersa nel sangue della mia gente, dallo sterminio perpetrato da un impero implacabile, giungo nella Nuova Gerusalmme presente. E presente e passato si congiungono in me, per Volontà Divina e redenzione finale del mondo futuro.

Ma nuove sconfitte per l'Israele dei tempi, nuovi esilii per il mio Popolo. Esilio-redenzione e poi di nuovo esilio-redenzione. Ma oggi siamo alla fine dell’ultimo esilio, sull’orlo dell’ultima redenzione, all’ultima azione. Raggiungeremo la redenzione finale! Io porterò il Mondo alla Luce, accrescendo e moltiplicando lo sforzo e il desiderio della Luce, raggiungendo la connessione con il Signore dell'Universo, mio Adonai, Sorgente Unica della Luce infinita, che ci corregge e che ci concede il potere di connetterci e di innalzarci al livello della Sua Shekhinah, unendoci a Lui il Creatore, Dio l'Altissimo.

Non c'è alito che non sia sotto la Tua protezione, Adonai. Non c'è grido che non sia stato udito da Te prima di essere stato emesso. Non c'è acqua negli scisti che non vi sia stata celata dalla Tua saggezza. Non c'è sorgente nascosta che non sia stata nascosta da Te. Non c'è valletta per una casa isolata che non sia stata pianificata da te per una casa isolata. Non c'è essere umano per quell'acro di boschi che non sia stato creato da Te per quell'acro di boschi.

Ma c'è maggior conforto nella sostanza del silenzio che nella risposta a una domanda. L'eternità è nel presente. L'eternità è nel palmo della mia mano. L'eternità è un seme di fuoco le cui radici improvvise infrangono barriere che trattengono il mio cuore dall'essere un abisso. Il Mondo che il Tuo amore ha creato ritornerà nella Tua eternità, attraverso la mia opera che Tu hai voluto io intraprendessi secondo il Progetto divino e attraverso il tempo e lo spazio.

I cieli e la terra sono pieni della Tua gloria e della Tua misericordia. Io che non sono nulla, sono stato da Te scelto e posto qui, ora, affinche' io compia la Missione che Tu mi hai assegnato per la salvezza del genere umano. Mio Signore, io confido in Te e tutto il resto diventera' per me forza, salute e sostegno. Amen, amen, amen.

Questa è la vita eterna: che conoscano Te, l'unico vero Dio, e colui che Tu hai mandato, il Tuo servo e messaggero, il Mashiach. Io Ti glorifico, Adonai, sopra la terra, compiendo l'opera che Tu mi hai dato da fare. E ora, Padre, Abba, glorificami davanti a Te, con quella gloria che avevo presso di Te prima che il mondo fosse. Faro' conoscere il Tuo Nome ad ogni essere umano, ad ogni anima che Tu conduci a me e che Tu mi hai dato finora e che mi darai dal mondo. Sono Tuoi e li hai dati a me ed essi osservano la Tua parola. Ora essi sanno che tutte le cose che mi dai vengono da Te, perché le parole che hai dato a me io le dò e darò a loro; essi le accoglieranno e sapranno veramente che sono uscito da Te e crederanno che Tu mi hai mandato. Io prego per loro, prego per il mondo, per tutti coloro che sono Tuoi. Tutte le cose mie sono Tue e tutte le cose Tue sono mie, e io sono glorificato in loro. Padre santo, Abba, custodisci nel Tuo nome coloro che mi hai dato e darai, perché siano una cosa sola, come noi. Ora io adempio il Tuo volere ed inizio a percorrere la Tua via verso l'unificazione delle genti, affinché tutti abbiano in se stessi la pienezza della mia gioia e la realizzazione del tuo Regno su questa terra. Io dò a loro la Tua parola e Tu consacrali nella verità. La Tua parola è verità e per loro io consacro me stesso, perché siano anch'essi consacrati nella verità. Non prego solo per questi, ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me; perché tutti siano una sola cosa; perché il mondo sia una cosa sola in Te, mio Unico Signore. Come Tu, Padre, sei in me e mi illumini, siano anch'essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che Tu mi hai mandato e sia una cosa sola in Te, Dio mio. E la gloria che Tu hai dato a me, io l'ho data a loro, perché siano come noi una cosa sola e siano perfetti nell'unità e il mondo sappia che Tu mi hai mandato, Melekh ha-Mashiach per il mondo intero. Padre, Abba, voglio che anche quelli che mi hai dato siano con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che mi hai dato; poiché Tu mi hai amato prima della creazione del mondo. Dio Altissimo, Signore dell'Universo, Padre mio, il mondo Ti conoscerà universalmente, riconoscendo che Tu mi hai mandato affinché tutte le creature Ti adorino e Ti amino, come Tu le ami. Io farò conoscere il Tuo nome in ogni angolo della Terra, perché l'amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro...

La musica mi ha sempre portato a spasso per l'Infinito e ora cerco di mettere per iscritto questa senzazione che mi pare indescrivibile...

Nello scrivere devo esprimere la mia piu' profonda consapevolezza, cercando di concretizzare emozioni sulla carta. Mi sforzo, provo, blatero...

Sono distaccato da qualunque istinto minimo di sopravvivenza, libero da qualunque paura o esitazione. Ho un fantastico equilibrio, un'indipendenza esaltante dalla forza di gravità. Tutte le mie sensazioni si allontanano per gradi, ed sono perfettamente consapevole del loro allontanamento: il vuoto nei polmoni e il battito rallentato del cuore al centro del petto, il sangue che mi pulsa nelle tempie. Si sfumano e confondono in uno stato liquido denso, come se fossi ingrandito cento volte su un pannello panoramico o ridotto a una dimensione microscopica, o nell'atmosfera di un altro pianeta distante anni-luce dalla terra.

L’assenza di ritmo automatico del respiro ha sospeso poco alla volta tutti gli altri miei ritmi interni correlati; il sistema complesso che mi mantenava in attività senza doverci pensare ha rallentato e rallentato e rallentato fino quasi a fermarsi. Sono in uno stato semimateriale, le mie sensazioni scendono verso un fondo sicuro dalla superficie incerta, si lasciano dietro scie lunghe come bave di plancton luminoso nell'acqua blu tiepida. Mi sembra di vedere una luce lontana che mi abbaglia e mi riscalda, mi sembra che ci sia un senso profondo in quello che sta accadendo; poi mi sembra che niente al mondo abbia mai avuto nessun senso, sia solo un sistema di codici inventati per dare un nome alle cose.

Mi sembrava di sentire tutto con un'acutezza incredibile, e di aver perso qualunque sensibilità; di essere perfettamente stabile nello spazio e di scivolare all'indietro; di stare in alto e in basso; di avere una forza infinita e di averla esaurita già tutta, di scorrere via trascinato da una corrente sotterranea che va sempre più sotto e sempre più verso il buio e poi torna in alto come un'altalena appesa ad un albero ma infinitamente rallentata, preoccupante e irrilevante, in ritmo folle e immobile. Ci sono e non ci sono più, concentrato come un microscopio sulla minima sensazione dell'istante minuto, e guardo tutto da molto lontano e da molto sopra, con un senso esilarante di assenza di peso e di distacco dalle cose e dalle persone e dai sentimenti. Sono senza limiti o contorni, senza segnali da raccogliere e decifrare, senza forze da indirizzare, senza equilibri da mantenere. Senza niente; la perfetta equidistanza.

Sono nel buio più totale, immerso fondo senza nessun desiderio di ritorno, e invece una filtratura liquida di luce ha cominciato ad affiorarmi alle palpebre; sono tornato verso la superficie dei suoni e delle sensazioni, come un subacqueo tirato a galla con le funi anche se non ne ha voglia.

Mi sveglio dall'abisso e riemergo, nella vita reale, sebbene mi rimanga un alito di sogno ad annebbiarmi la mente, quasi non avessi ancora oltrepassato il limite tra azione onirica e vita fisica.

Sembrano passati millenni, in una metastasi di azioni svolte nell'involucro della fantasia. Apro gli occhi e mi ritrovo su uno strano giaciglio. Mi guardo attorno, vedo una finestra illuminata da un raggio di sole. È giorno, quindi. Devo alzarmi e agire. Raccapezzarmi nella coscienza dell'ora, dell'adesso.

So di essere Lui. Ne sono certo, perche' ne sento la forza, la potenza imprigionata dentro, una potenza che vuole esternarsi, realizzarsi.

Mi alzo. Non capisco dove sono, dove mi trovo. Muri bianchi, spogli, una finestra illuminata dal sole, la porta socchiusa.

Ho addosso solo una veste bianca, sgualcita. Barba ispida, i capelli me li sento sul collo, lunghi. Ho le mani che mi dolgono, le gambe anchilosate, mi reggo a malapena in piedi, incerto, percorso da brividi.

Ma che mi succede? Dove sto? Chi sono?

Vado alla porta, la spalanco per tentare di accertarmi del luogo dove mi trovo, se riesco a riconoscere qualcosa e rendermi conto dell'ambiente.

È come se mi fossi risvegliato da un incubo, ma un incubo che mi dava tutte le sensazioni della realtà, una realtà da cui non riuscivo ad evadere. E ora sono desto, vacillo uscendo dalla porta e mi guardo intorno, cercando punti di riferimento.

Una vallata di fronte, alcune colline a destra, un fiume a sinistra, il Giordano? Mi giro e vedo che la costruzione da cui sono uscito è piccola e bassa, una specie di cubo imbiancato. Comincio a camminare ma constato di essere scalzo e mi sento bucare i piedi dal ciottolato che porta verso il fiume.

Sulla riva del fiume, mi levo la veste ed entro in acqua. Devo svegliarmi del tutto, devo scuotermi dal torpore che mi pervade e l'acqua gelata mi dà una scossa elettrica vivificante.

Mi rimetto la veste bianca, se non altro per asciugarmi, dato che all'ombra sembra freddo. E ora?

Devo trovare dei vestiti, qualcosa da mettermi addosso, dei sandali. Rientro nella casupola e cerco: c'è solo questa grande unica camera; in un angolo un cassone chiuso da un'asse. Lo scoperchio e vedo degli abiti consunti, un paio di sandali, un mantello. Sulla veste mi copro col mantello, strappato in un angolo. Metto i sandali ed esco.

Il sentiero ciottolato porta da qualche parte. Devo scoprire dove, così scoprirò anche cosa mi è successo, chiederò, cercherò...

...Dal Giordano, fui condotto dallo Spirito nel deserto per quaranta giorni ed ero tentato dal diavolo. Durante quei giorni non mangiai nulla e, dopo che quelli furono trascorsi, ebbi fame. E il diavolo mi disse: “Se tu sei Figlio di Dio, di' a questa pietra che diventi pane”. Ed io gli risposi: “Sta scritto: 'Non di pane soltanto vivrà l'uomo'”.

Il diavolo mi condusse in alto, mi mostrò in un attimo tutti i regni del mondo e mi disse: “Ti darò tutta quanta questa potenza e la gloria di questi regni, perché essa mi è stata data e la do a chi voglio. Se dunque ti prostri ad adorarmi, sarà tutta tua”. Ed io, rispondendo, gli dissi: “Sta scritto: ‘Adora il Signore Dio tuo, e a lui solo rendi il tuo culto’”.

Allora mi portò a Gerusalemme e mi pose sul pinnacolo del Tempio e mi disse: “Se tu sei Figlio di Dio, gettati giù di qui, perché sta scritto:
‘Egli ordinerà ai suoi angeli intorno a te, che ti proteggano; ed essi ti porteranno sulle mani, perché tu non urti con il piede contro una pietra’”.
Rispondendo, gli dissi: “È stato detto: ‘Non tentare il Signore Dio tuo’”.

E il diavolo, finita ogni sorta di tentazione, si allontanò da me fino ad altra occasione.

Nella potenza dello Spirito, me ne tornai in Galilea e la mia fama si sparse per tutta la regione circostante. E insegnavo nelle loro sinagoghe, glorificato da tutti.

Andai a Nazareth, dove ero stato allevato e, com'ero solito, entrai in giorno di Shabbat nella sinagoga; alzatomi per leggere, mi fu dato il libro del profeta Isaia e, aperto il libro, trovai quel passo dov'era scritto:
“Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo egli mi ha unto per evangelizzare i poveri; mi ha mandato ad annunciare la liberazione ai prigionieri, e ai ciechi il recupero della vista; a rimettere in libertà gli oppressi, e a predicare l'anno accettevole del Signore”.
Poi, chiuso il libro e resolo all'inserviente, mi posi a sedere; e gli occhi di tutti nella sinagoga erano fissi su di me.

Ed iniziai a dire loro: “Oggi si è adempiuta questa scrittura e voi la udite”. Tutti mi rendevano testimonianza, si meravigliavano delle parole di grazia che uscivano dalla mia bocca e dicevano: “Non è costui il figlio di Giuseppe?”. Ed io dissi loro: “Certo, voi mi citerete questo proverbio: ‘Medico, cura te stesso; fa' anche qui nella tua patria tutto quello che abbiamo udito essere avvenuto in Capernaum!’”. Ma io dissi: “In verità vi dico che nessun profeta è ben accetto nella sua patria. Anzi, vi dico in verità che ai giorni d'Elia, quando il cielo fu serrato per tre anni e sei mesi e vi fu gran carestia in tutto il paese, c'erano molte vedove in Israele, eppure a nessuna di esse fu mandato Elia, ma fu mandato a una vedova in Sarepta di Sidone. E al tempo del profeta Eliseo c'erano molti lebbrosi in Israele, eppure nessuno di loro fu purificato, ma lo fu Naaman il Siro”.

Tutti, nella sinagoga, furono ripieni d'ira all'udire queste cose. Si alzarono, mi cacciarono fuori dalla città e mi condussero fin sul ciglio del monte sul quale era fabbricata la loro città, per precipitarmi giù. Ma io, passando in mezzo a loro, me ne andai.

Poi scesi a Capernaum città di Galilea e qui insegnavo alla gente nei giorni di Shabbat. Ed essi si stupivano della mia dottrina perché parlavo con autorità.

Ora nella sinagoga si trovava un uomo posseduto da uno spirito di demonio immondo, il quale gridò a gran voce: “Ah! Che c'è fra noi e te, o Gesù Nazareno? Sei tu venuto per mandarci in perdizione? Io so chi tu sei: il Santo di Dio!”. Ed io lo sgridai, dicendo: “Sta' zitto ed esci da quest'uomo!”. E il demonio, gettatolo a terra in mezzo alla gente, uscì da lui senza fargli alcun male. E tutti furono presi da stupore e ragionavano fra loro, dicendo: “Che parola è questa? Egli comanda con autorità e potenza agli spiriti immondi ed essi escono”. E la mia fama si divulgò in ogni luogo della regione.

Poi, alzatomi e uscito dalla sinagoga, entrai in casa di Simone. Ora la suocera di Simone era travagliata da una gran febbre e mi pregarono per lei. Chinatomi verso di lei, sgridai la febbre, la febbre la lasciò ed ella, alzatasi subito, si mise a servirci.

Al tramontare del sole, tutti quelli che avevano degli infermi di varie malattie li conducevano a me ed io li guarivo, imponendo le mani a ciascuno. Anche i demòni uscivano da molti gridando e dicendo: “Tu sei il Figlio di Dio!”. Ma li sgridavo e non permettevo loro di parlare, perché sapevano che io ero il Mashiach.

Poi, fattosi giorno, uscii e andai in un luogo deserto; e le folle mi cercavano e, giunte fino a me, mi trattenevano perché non mi allontanasse da loro. Ma dissi loro: “Bisogna che io proclami la buona notizia del Regno di Dio anche alle altre città, poiché per questo sono stato mandato”. E andavo predicando per le sinagoghe della Galilea.

Avvenne che, mentre stavo in piedi sulla riva del lago di Gennesaret e la folla mi stringeva da ogni parte per udire la parola di Dio, vidi due barche ferme a riva, dalle quali erano smontati i pescatori e lavavano le reti. E montato in una di quelle barche che era di Simone, lo pregai di scostarsi un po' da terra; poi, sedutomi sulla barca, insegnavo alla folla.

Come ebbi cessato di parlare, dissi a Simone: “Prendi il largo e calate le reti per pescare”. Simone, rispondendo, mi disse: “Maestro, tutta la notte ci siamo affaticati e non abbiamo preso nulla, però, alla tua parola, calerò le reti”. E, fatto così, presero una tale quantità di pesci che le reti si rompevano. Allora fecero segno ai loro compagni dell'altra barca di venire ad aiutarli. Quelli vennero e riempirono tutte e due le barche, tanto che affondavano. Simon Pietro, visto ciò, si gettò ai miei ginocchi, dicendo: “Signore, allontanati da me, perché sono un peccatore”. Poiché spavento aveva preso lui e tutti quelli che erano con lui, per la quantità di pesci che avevano preso; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo, che erano soci di Simone. Ma io dissi a Simone: “Non temere; d'ora in poi sarai pescatore di uomini”. Ed essi, tratte le barche a terra, lasciarono ogni cosa e mi seguirono.

Mentre mi trovavo in una di quelle città, ecco un uomo pieno di lebbra, il quale, vistomi e gettatosi con la faccia a terra, mi pregò, dicendo: “Signore, se vuoi, tu puoi purificarmi”. Ed io, stesa la mano, lo toccai, dicendo: “Lo voglio, sii purificato”. E in quell'istante la lebbra sparì da lui. Poi gli comandai di non dirlo a nessuno: “Ma va'”, gli dissi, “mostrati al sacerdote e offri per la tua purificazione ciò che ha prescritto Mosè; e ciò serva loro di testimonianza”.

Però la mia fama si spandeva sempre più; moltissima gente si radunava per udirmi ed essere guarita dalle sue infermità. Ma io mi ritiravo nei luoghi deserti e pregavo.

Un giorno stavo insegnando e c'erano, là seduti, dei farisei e dei dottori della legge, venuti da tutte le borgate della Galilea, della Giudea e da Gerusalemme; e la potenza del Signore era con me per compiere delle guarigioni. Ed ecco degli uomini che portavano sopra un letto un paralitico, cercavano di portarlo dentro e di metterlo davanti a me. Non trovando modo di introdurlo a causa della folla, salirono sul tetto e, fatta un'apertura fra le tegole, lo calarono giù con il suo lettuccio, in mezzo alla gente, davanti a me. Ed io, veduta la loro fede, dissi: “O uomo, i tuoi peccati ti sono perdonati”. Allora gli scribi e i farisei cominciarono a ragionare, dicendo: “Chi è costui che pronuncia bestemmie? Chi può perdonare i peccati se non Dio solo?”. Tuttavia, conosciuti i loro ragionamenti, dissi loro: “Di che ragionate nel vostro cuore? Che cosa è più facile dire: ‘I tuoi peccati ti sono perdonati’, oppure dire: ‘Alzati e cammina’? Ora, affinché sappiate che il Figlio dell'uomo ha sulla terra autorità di perdonare i peccati, io ti dico”, dissi al paralitico, “alzati, prendi il tuo lettuccio e vattene a casa tua”. E in quell'istante si alzò in loro presenza, prese ciò su cui giaceva e se ne andò a casa sua, glorificando Dio. Tutti furono presi da stupore e glorificavano Dio e, pieni di spavento, dicevano: “Oggi abbiamo visto cose meravigliose”.

Dopo queste cose, uscii e notai un pubblicano, di nome Levi, che sedeva al banco delle imposte, e gli dissi: “Seguimi”. Ed egli, lasciata ogni cosa, si alzò e si mise a seguirmi.

Levi mi fece un grande banchetto in casa sua; c'era gran folla di pubblicani e di altri che erano a tavola con noi. I farisei e i loro scribi mormoravano contro i miei discepoli, dicendo: “Perché mangiate e bevete con i pubblicani e i peccatori?”. E rispondendo, dissi loro: “I sani non hanno bisogno del medico, bensì i malati. Io non sono venuto a chiamare dei giusti, ma dei peccatori a ravvedimento”.

Essi mi dissero: “I discepoli di Giovanni digiunano spesso e pregano, così pure i discepoli dei farisei, mentre i tuoi mangiano e bevono”. Risposi loro: “Potete voi far digiunare gli amici dello sposo, mentre lo sposo è con loro? Ma verranno i giorni per questo e, quando lo sposo sarà loro tolto, allora, in quei giorni, digiuneranno”. Dissi loro anche una parabola: “Nessuno strappa un pezzo da un vestito nuovo per metterlo a un vestito vecchio, altrimenti strappa il nuovo e il pezzo tolto dal nuovo non si adatta al vecchio. E nessuno mette vino nuovo in otri vecchi, altrimenti il vino nuovo rompe gli otri vecchi, si spande e gli otri vanno perduti. Ma il vino nuovo va messo in otri nuovi. E nessuno che abbia bevuto del vino vecchio, ne desidera del nuovo, perché dice: ‘Il vecchio è buono’”.

Avvenne che in un giorno di Shabbat passavo per i campi di grano; i miei discepoli strappavano delle spighe e, sfregandole con le mani, mangiavano. E alcuni dei farisei dissero: “Perché fate quello che non è lecito nel giorno dello Shabbat?”. Rispondendo, dissi loro: “Non avete letto neppure ciò che fece Davide, quando ebbe fame, egli e coloro che erano con lui? Come entrò nella casa di Dio, e prese i pani di presentazione, ne mangiò e ne diede anche a coloro che erano con lui, benché non sia lecito mangiarne se non ai soli sacerdoti?”. E diceva loro: “Il Figlio dell'uomo è Signore dello Shabbat”.

Avvenne che in un giorno di Shabbat io entrai nella sinagoga e mi misi a insegnare. C'era lì un uomo che aveva la mano destra secca. Gli scribi e i farisei lo osservavano per vedere se avrebbe fatto una guarigione in giorno di Shabbat, per trovare di che accusarlo. Ma io conoscevo i loro pensieri e dissi all'uomo che aveva la mano secca: “Alzati e mettiti nel mezzo!”. Ed egli, alzatosi, stette su. Poi dissi loro: “Io vi domando: è lecito, in giorno di Shabbat, fare del bene o fare del male? Salvare una persona o ucciderla?”. E, girato lo sguardo intorno su tutti loro, dissi a quell'uomo: “Stendi la mano!”. Egli fece così e la sua mano tornò sana.

Ed essi furono ripieni di furore e discutevano fra loro su quello che avrebbero potuto farmi.

In quei giorni me ne andai sul monte a pregare e passai la notte in preghiera a Dio. Quando fu giorno, chiamai a me i miei discepoli e ne elessi dodici, ai quali diedi anche il nome di “apostoli”:

Simone, detto anche Pietro, e suo fratello Andrea, Giacomo e Giovanni, Filippo e Bartolomeo, Matteo e Tommaso, Giacomo d'Alfeo e Simone chiamato Zelota, Giuda di Giacomo e Giuda Iscariota, che divenne traditore.

Sceso con loro, mi fermai sopra una pianura, insieme con una gran folla dei miei discepoli e gran quantità di popolo da tutta la Giudea e da Gerusalemme e dalla marina di Tiro e di Sidone, i quali erano venuti per udirmi e per essere guariti dalle loro infermità. Quelli che erano tormentati da spiriti immondi venivano sanati e tutta la folla cercava di toccarmi, perché da me usciva una potenza che guariva tutti.

Alzati gli occhi verso i miei discepoli, dicevo: “Beati voi che siete poveri, perché il Regno di Dio è vostro.

Beati voi che ora avete fame, perché sarete saziati. Beati voi che ora piangete, perché riderete. Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi scacceranno da loro, quando vi insulteranno e metteranno al bando il vostro nome come malvagio a motivo del Figlio dell'uomo. Rallegratevi in quel giorno e saltate di gioia perché, ecco, il vostro premio è grande nei cieli, poiché i loro padri facevano lo stesso ai profeti.

Ma guai a voi, ricchi, perché avete già la vostra consolazione.

Guai a voi che siete ora sazi, perché avrete fame. Guai a voi che ora ridete, perché sarete afflitti e piangerete.

Guai a voi quando tutti gli uomini diranno bene di voi, perché i padri loro facevano lo stesso con i falsi profeti.

Ma a voi che ascoltate io dico: Amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite quelli che vi maledicono, pregate per quelli che vi oltraggiano. A chi ti percuote su una guancia porgi anche l'altra e a chi ti toglie il mantello non impedire di prenderti anche la tunica. Da' a chiunque ti chiede e a chi ti toglie il tuo non glielo ridomandare. E come volete che gli uomini facciano a voi, fate anche a loro. Ma se amate quelli che vi amano, quale grazia ve ne viene? Poiché anche i peccatori amano quelli che li amano. E se fate del bene a quelli che vi fanno del bene, quale grazia ve ne viene? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se prestate a quelli dai quali sperate ricevere, quale grazia ne avete? Anche i peccatori prestano ai peccatori per riceverne altrettanto. Ma amate i vostri nemici, fate del bene, prestate senza sperarne alcunché e il vostro premio sarà grande e sarete figli dell'Altissimo, poiché egli è benigno verso gli ingrati e i malvagi. Siate misericordiosi come è misericordioso il Padre vostro.

Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e vi sarà perdonato. Date e vi sarà dato: vi sarà versata in seno buona misura, pigiata, scossa, traboccante, perché con la misura con cui misurate, sarà rimisurato a voi”.

Poi dissi loro anche una parabola: “Un cieco può guidare un cieco? Non cadranno entrambi nella fossa?
Un discepolo non è più grande del maestro, ma ogni discepolo perfetto sarà come il suo maestro.
Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio di tuo fratello, mentre non scorgi la trave che è nell'occhio tuo?
Come puoi dire a tuo fratello: ‘Fratello, lascia che io ti tolga la pagliuzza che hai nell'occhio’, mentre tu stesso non vedi la trave che è nell'occhio tuo? Ipocrita, togli prima dall'occhio tuo la trave, e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza che è nell'occhio di tuo fratello.

Non c'è infatti albero buono che faccia frutto cattivo né c'è albero cattivo che faccia frutto buono, poiché ogni albero si riconosce dal suo proprio frutto, perché non si colgono fichi dalle spine, né si vendemmia uva dal pruno. L'uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene e l'uomo malvagio dal malvagio tesoro del suo cuore trae fuori il male, poiché dall'abbondanza del cuore parla la sua bocca”.

“Perché mi chiamate: ‘Signore, Signore’ e non fate quello che dico? Chiunque viene a me e ascolta le mie parole e le mette in pratica, io vi mostrerò a chi somiglia. Somiglia a un uomo il quale, edificando una casa, ha scavato e scavato profondo e ha posto il fondamento sulla roccia; e, venuta una piena, la fiumana ha investito quella casa e non ha potuto scrollarla perché era stata edificata bene. Ma chi ha udito e non ha messo in pratica somiglia a un uomo che ha edificato una casa sulla terra, senza fondamento; la fiumana l'ha investita, e subito è crollata e la rovina di quella casa è stata grande”.

Dopo che ebbi finito tutti i miei ragionamenti al popolo che m'ascoltava, entrai in Capernaum.

Il servo di un certo centurione, che gli era molto caro, era malato e stava per morire; il centurione, avendo udito di me, mi mandò degli anziani dei Giudei per pregarmi che venissi a salvare il suo servo. Ed essi, presentatisi, mi pregavano con insistenza, dicendo: “Egli è degno che tu gli conceda questo, perché ama la nostra nazione ed è lui che ci ha edificato la sinagoga”. M'incamminai con loro e ormai non mi trovavo più molto lontano dalla casa, quando il centurione mandò degli amici a dirmi: “Signore, non ti dare questo incomodo, perché io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, perciò non mi sono neppure reputato degno di venire da te, ma di' una parola e il mio servo sarà guarito. Poiché anch'io sono uomo sottoposto all'autorità altrui e ho sotto di me dei soldati; e dico a uno: ‘Va'’ ed egli va; a un altro: ‘Vieni’ ed egli viene; e al mio servo: ‘Fa' questo’ ed egli lo fa”. Udito questo, restai meravigliato di lui e, rivoltomi alla folla che mi seguiva, dissi: “Io vi dico che neppure in Israele ho trovato una fede così grande!”. E quando gli inviati furono tornati a casa, trovarono il servo guarito.

In seguito mi si avviai verso una città chiamata Nain, e i miei discepoli e una gran folla andavano con me. Quando fui vicino alla porta della città, ecco che si portava a seppellire un morto, figlio unico di sua madre, che era vedova, e molta gente della città era con lei. Vedutala, ebbi pietà di lei e le dissi: “Non piangere!”. E, accostatomi, toccai la bara; i portatori si fermarono ed io dissi: “Ragazzo, dico a te, alzati!”. Il morto si alzò, si mise seduto e cominciò a parlare. Ed io lo diedi a sua madre. Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio, dicendo: “Un gran profeta è sorto fra noi” e: “Dio ha visitato il suo popolo”. E questo dire intorno a me si sparse per tutta la Giudea e per tutto il paese circostante.

I discepoli di Giovanni il Battista gli riferirono tutte queste cose. Ed egli, chiamati a sé due dei suoi discepoli, li mandò da me a dirmi: “Sei tu colui che deve venire o ne aspetteremo noi un altro?”. E quelli, presentatisi, mi dissero: “Giovanni il battista ci ha mandati da te a dirti: ‘Sei tu colui che deve venire o ne aspetteremo un altro?’”. In quella stessa ora, io guarii molti da malattie, da infermità e da spiriti maligni, e a molti ciechi donai la vista. E, rispondendo, dissi loro: “Andate a riferire a Giovanni quello che avete visto e udito: i ciechi recuperano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, l'evangelo è annunciato ai poveri. Beato colui che non si sarà scandalizzato di me!”.

Quando gli inviati di Giovanni se ne furono andati, cominciai a parlare di Giovanni alla folla: “Che andaste a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? Ma che andaste a vedere? Un uomo avvolto in morbide vesti? Ecco, quelli che portano degli abiti magnifici e vivono in delizie stanno nei palazzi dei re. Ma che andaste a vedere? Un profeta? Sì, vi dico, e uno più che profeta. Egli è colui del quale è scritto:
‘Ecco, io mando il mio messaggero davanti al tuo cospetto che preparerà la tua via davanti a te’.
Io vi dico: Fra i nati di donna non ve n'è nessuno maggiore di Giovanni; però, il minimo nel Regno di Dio è maggiore di lui. E tutto il popolo che l'ha udito, anche i pubblicani, hanno reso giustizia a Dio, facendosi battezzare del battesimo di Giovanni, ma i farisei e i dottori della legge, non facendosi battezzare da lui, hanno reso vano il consiglio di Dio per loro.

A chi dunque paragonerò gli uomini di questa generazione? E a chi sono simili? Sono simili ai fanciulli che stanno a sedere in piazza e gridano gli uni agli altri: ‘Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato; abbiamo cantato dei lamenti e non avete pianto’. Difatti è venuto Giovanni il battista, non mangiando pane né bevendo vino, e voi dite: ‘Ha un demonio’. È venuto il Figlio dell'uomo, mangiando e bevendo, e voi dite: ‘Ecco un mangione e un beone, un amico dei pubblicani e dei peccatori!’. Ma alla sapienza è stata resa giustizia da tutti i suoi figli”.

Uno dei farisei mi chiese di mangiare da lui ed io, entrato in casa del fariseo, mi misi a tavola. Ed ecco, una donna che era in quella città, una peccatrice, saputo che ero a tavola in casa del fariseo, portò un vaso di alabastro pieno di olio profumato; e, stando ai miei piedi, di dietro, piangendo cominciò a rigarmi di lacrime i piedi e li asciugava con i suoi capelli; e mi baciava e ribaciava i piedi e li ungeva con l'olio. Il fariseo che lo aveva invitato, visto ciò, disse fra sé: “Costui, se fosse profeta, saprebbe chi e quale sia la donna che lo tocca, perché è una peccatrice”. Ed io, rispondendo, gli dissi: “Simone, ho qualcosa da dirti”. Ed egli: “Maestro, di' pure”. “Un creditore aveva due debitori; l'uno gli doveva cinquecento denari e l'altro cinquanta. E non avendo essi di che pagare, condonò il debito a entrambi. Chi di loro dunque lo amerà di più?”. Simone, rispondendo, disse: “Suppongo sia colui al quale ha condonato di più”. Io gli dissi: “Hai giudicato rettamente”. E, voltandosi verso la donna, dissi a Simone: “Vedi questa donna? Io sono entrato in casa tua e tu non mi hai dato dell'acqua ai piedi, ma lei mi ha rigato i piedi di lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. Tu non mi hai dato alcun bacio, ma lei, da quando sono entrato, non ha smesso di baciarmi i piedi. Tu non mi hai unto il capo d'olio, ma lei mi ha unto i piedi di profumo. Perciò io ti dico: Le sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato, ma colui a cui poco è perdonato, poco ama”. Poi dissi alla donna: “I tuoi peccati ti sono perdonati”. E quelli che erano a tavola con me cominciarono a dire dentro di sé: “Chi è costui che perdona anche i peccati?”. Ma io dissi alla donna: “La tua fede ti ha salvata; va' in pace”.

In seguito me ne andavo per città e villaggi, predicando e annunciando la buona notizia del Regno di Dio; con me erano i dodici e certe donne che erano state guarite da spiriti maligni e da infermità: Miriam, detta Maddalena, dalla quale erano usciti sette demòni; Giovanna, moglie di Cuza, amministratore di Erode; Susanna e molte altre che assistevano me ed i miei con i loro beni.

Ora come si riuniva gran folla e la gente di ogni città accorreva a me, io dissi in parabola: “Il seminatore uscì a seminare la sua semenza; mentre seminava, una parte del seme cadde lungo la strada, fu calpestato e gli uccelli del cielo lo mangiarono. Un'altra cadde sulla roccia e, come fu nato, seccò perché non aveva umidità. Un'altra cadde in mezzo alle spine e le spine, nate insieme con il seme, lo soffocarono. Un'altra parte cadde nella buona terra e, germogliata, fruttò il cento per uno”. Dicendo queste cose, esclamavo: “Chi ha orecchi da udire, oda!”.

I miei discepoli mi domandarono che volesse dire questa parabola. Ed io dissi: “A voi è dato di conoscere i misteri del Regno di Dio, ma agli altri se ne parla in parabole, affinché vedendo non vedano, e udendo non intendano.
Ora questo è il senso della parabola: il seme è la parola di Dio. Quelli lungo la strada sono coloro che hanno udito, ma poi viene il diavolo e porta via la Parola dal loro cuore, affinché non credano e non siano salvati. Quelli sulla roccia sono coloro i quali, quando hanno udito la Parola, la ricevono con gioia, ma costoro non hanno radice, credono per un tempo e, quando viene la prova, si tirano indietro. E quello che è caduto fra le spine, sono coloro che hanno udito, ma se ne vanno e restano soffocati dalle preoccupazioni, dalle ricchezze e dai piaceri della vita e non arrivano a maturità. E quello che è in buona terra, sono coloro i quali, dopo aver udito la Parola, la ritengono in un cuore onesto e buono e portano frutto con perseveranza”.

“Nessuno, accesa una lampada, la copre con un vaso o la mette sotto il letto; anzi, la mette sul candeliere, perché chi entra veda la luce. Poiché non c'è nulla di nascosto che non debba manifestarsi né di segreto che non debba sapersi e venire alla luce. Badate dunque a come ascoltate, perché a chi ha, sarà dato, ma a chi non ha, anche ciò che pensa di avere gli sarà tolto”.

Mia madre e i miei fratelli vennero a me, ma non potevano avvicinarsi a motivo della folla. Allora mi fu riferito: “Tua madre e i tuoi fratelli sono là fuori, che ti vogliono vedere”. Ma rispondendo, dissi loro: “Mia madre e miei fratelli sono quelli che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica”.

Un giorno entrai in una barca con i miei discepoli e dissi loro: “Passiamo all'altra riva del lago”. E prendemmo il largo. Mentre navigavamo, mi addormentai; e si abbatté sul lago un turbine di vento, tanto che la barca si riempiva d'acqua, ed essi erano in pericolo. Essi, accostatisi, mi svegliarono, dicendo: “Maestro, Maestro, siamo perduti!”. Ma io, destatomi, sgridai il vento e i flutti che si calmarono, e si fece bonaccia. Poi dissi loro: “Dov'è la vostra fede?”. Ma essi, impauriti e meravigliati, dicevano l'uno all'altro: “Chi è mai costui che comanda anche ai venti e all'acqua e gli ubbidiscono?”.

Approdammo nel paese dei Geraseni, che sta di fronte alla Galilea. Quando fui sceso a terra, mi venne incontro un uomo della città, il quale era posseduto da demòni; da lungo tempo non indossava vestiti e non abitava in una casa, ma stava fra i sepolcri. Quando mi vide , dato un gran grido, mi si prostrò davanti e disse a gran voce: “Che c'è fra me e te, o Gesù, Figlio del Dio Altissimo? Ti prego, non mi tormentare”. Poiché comandavo allo spirito immondo di uscire da quell'uomo; molte volte, infatti, esso se ne era impadronito e, benché lo si fosse legato con catene e custodito in ceppi, aveva spezzato i legami ed era portato via dal demonio nei deserti. Gli domandai: “Qual è il tuo nome?”. Ed egli rispose: “Legione”, perché molti demòni erano entrati in lui. Ed essi mi pregavano che non comandasse loro di andare nell'abisso. C'era là un branco numeroso di porci che pascolava sul monte e quei demòni mi pregarono di permettere loro di entrare in quelli. Ed io lo permisi. I demòni, usciti da quell'uomo, entrarono nei porci; quel branco si avventò a precipizio giù nel lago e affogò. Quando quelli che li pasturavano videro ciò che era avvenuto, se ne fuggirono e portarono la notizia in città e per la campagna. La gente uscì a vedere l'accaduto; e, venuta a me, trovò l'uomo, dal quale erano usciti i demòni, che sedeva ai piedi di Gesù, vestito e sano di mente, e si impaurì. E quelli che avevano visto, raccontarono loro come l'indemoniato era stato liberato. E l'intera popolazione della circostante regione dei Geraseni mi pregò che me ne andassi via da loro, perché erano presi da grande spavento.Montato nella barca, me ne tornai indietro. L'uomo dal quale erano usciti i demòni mi pregava di poter stare con me, ma io lo rimandai, dicendo: “Torna a casa tua e racconta le grandi cose che Dio ha fatto per te”. Ed egli se ne andò per tutta la città, proclamando tutte le grandi cose che io avevo fatto per lui.

Al mio ritorno, fui accolto dalla folla, perché tutti mi stavano aspettando.
Ed ecco venire un uomo, chiamato Iairo, che era capo della sinagoga e, gettatosi ai miei piedi, mi pregava di entrare in casa sua, perché aveva una figlia unica di circa dodici anni, che stava per morire. Ora, mentre vi andavo, la folla faceva ressa intorno a me.

Una donna che aveva un flusso di sangue da dodici anni e aveva speso nei medici tutte le sue sostanze senza poter essere guarita da nessuno, accostatasi da dietro, mi toccò il lembo della veste e in quell'istante il suo flusso ristagnò. Ed io dissi: “Chi mi ha toccato?”. E siccome tutti negavano, Pietro e quelli che erano con lui risposero: “Maestro, la folla ti stringe e ti preme”. Ma replicai: “Qualcuno mi ha toccato, perché ho sentito che una potenza è uscita da me”. E la donna, vedendo che non era rimasta inosservata, venne tutta tremante e, gettatasi ai miei piedi, dichiarò, in presenza di tutto il popolo, per quale motivo m'aveva toccato e come era stata guarita in un istante. Ma io le dissi: “Figliola, la tua fede ti ha salvata; va’ in pace”.

Mentre parlavo ancora, venne uno dalla casa del capo della sinagoga, a dirgli: “Tua figlia è morta; non incomodare più oltre il Maestro”. Tuttavia, udito ciò, risposi a Iairo: “Non temere; solo abbi fede e lei sarà salva”. E, arrivato alla casa, non permisi a nessuno di entrarvi con me, salvo che a Pietro, a Giovanni, a Giacomo e al padre e alla madre della fanciulla. Ora tutti piangevano e facevano cordoglio per lei. Ma io dissi: “Non piangete; lei non è morta, ma dorme”. E ridevano di me, sapendo che era morta. Ma io, presala per la mano, dissi ad alta voce: “Fanciulla, alzati!”. E il suo spirito tornò; ella si alzò subito ed comandai che le si desse da mangiare. I suoi genitori rimasero sbigottiti, ma io ordinai loro di non dire a nessuno quello che era avvenuto.

Ero sfinito. Quanta sofferenza c'è nel mondo! Quanta ne dovrò sanare?

Ora, convocati i dodici, diedi loro l'autorità su tutti i demòni e il potere di guarire le malattie. Li mandai a predicare il Regno di Dio e a guarire gli infermi. E dissi loro: “Non prendete nulla per il viaggio: né bastone, né sacca, né pane, né denaro e non abbiate tunica di ricambio. In qualunque casa sarete entrati, in quella dimorate e da quella ripartite. Quanto a quelli che non vi riceveranno, uscendo dalla loro città, scuotete la polvere dai vostri piedi, come testimonianza contro di loro”. Ed essi, partiti, andavano di villaggio in villaggio, evangelizzando e operando guarigioni dappertutto.

Erode il tetrarca di quel tempo udì parlare di tutti quei fatti e ne era perplesso, perché alcuni dicevano: “Giovanni è risuscitato dai morti”, altri dicevano: “È apparso Elia”, e altri: “È risuscitato uno degli antichi profeti”. Ma Erode disse: “Giovanni l'ho fatto decapitare; chi è dunque costui del quale sento dire tali cose?”. E cercava di vedermi.

Gli apostoli, essendo ritornati, mi raccontarono tutte le cose che avevano fatte ed io, presili con me, mi ritirai in disparte verso una città chiamata Betsaida. Ma le folle, avendolo saputo, mi seguirono; ed io, accoltele, parlavo loro del Regno di Dio e guarivo quelli che avevano bisogno di guarigione.

Ora il giorno cominciava a declinare e i dodici, accostatisi, mi dissero: “Lascia andare la folla, affinché se ne vada per i villaggi e per le campagne vicine per albergarvi e per trovarvi da mangiare, perché qui siamo in un luogo deserto”. Ma risposi loro: “Date loro voi da mangiare”. Ed essi replicarono: “Noi non abbiamo altro che cinque pani e due pesci; a meno che non andiamo noi a comprare dei viveri per tutta questa gente”. Poiché c'erano cinquemila uomini. Ed io dissi ai miei discepoli: “Fateli accomodare a gruppi di una cinquantina”. E così li fecero accomodare tutti. Poi presi i cinque pani e i due pesci e, alzati gli occhi al cielo, li benedissi, li spezzai e li diedi ai miei discepoli perché li distribuissero alla gente. Tutti mangiarono e furono sazi e dei pezzi loro avanzati si portarono via dodici ceste.

Mentre stavo pregando in disparte, i discepoli erano con me ed domandai loro: “Chi dice la gente che io sia?”. E quelli risposero: “Alcuni dicono Giovanni il battista; altri, Elia; e altri, uno dei profeti antichi risuscitato”. E chiesi loro: “E voi, chi dite che io sia?”. E Pietro, rispondendo, disse: “Il Cristo di Dio”. E vietai loro severamente di dirlo ad alcuno, aggiungendo: “È necessario che il Figlio dell'uomo soffra molte cose e sia respinto dagli anziani, dai capi sacerdoti e dagli scribi, sia ucciso e risusciti il terzo giorno”.

Dicevo poi a tutti: “Se uno vuol venire dietro a me, rinunci a sé stesso, prenda ogni giorno la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la sua vita, la perderà, ma chi avrà perduto la propria vita per me, la salverà. Infatti, che giova all'uomo aver guadagnato tutto il mondo, se poi ha perduto o rovinato sé stesso? Perché, se uno ha vergogna di me e delle mie parole, il Figlio dell'uomo avrà vergogna di lui, quando verrà nella gloria sua, del Padre e dei santi angeli. Ora io vi dico in verità che alcuni di coloro che sono qui presenti non gusteranno la morte, finché non abbiano visto il regno di Dio”.

Circa otto giorni dopo questi ragionamenti, presi con sé Pietro, Giovanni e Giacomo, e salii sul monte per pregare. Mentre pregavo, l'aspetto del mio volto fu mutato e la mia veste divenne candida sfolgorante. Ed ecco, due uomini conversavano con me: erano Mosè ed Elia, i quali, apparsi in gloria, parlavano della mia dipartita che stava per compiersi in Gerusalemme. Pietro e quelli che erano con me erano aggravati dal sonno e, quando si furono svegliati, videro la mia gloria e i due uomini che erano con lui. E come questi si dipartivano, Pietro mi disse: “Maestro, è bene che stiamo qui; facciamo tre tende: una per te, una per Mosè e una per Elia”, non sapendo quello che diceva. Mentre diceva così, venne una nuvola che ci coprì della sua ombra e i discepoli temettero quando quelli entrarono nella nuvola. E una voce venne dalla nuvola, dicendo: “Questi è mio Figlio, l'eletto mio; ascoltatelo”. E, mentre la voce parlava, mi ritrovai solo. Allora essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno nulla di quello che avevano visto.

Il giorno seguente, quando scendemmo dal monte, una gran folla mi venne incontro. Ed ecco, un uomo dalla folla esclamò: “Maestro, te ne prego, volgi lo sguardo a mio figlio; è l'unico che io abbia. Ecco, uno spirito lo prende e subito egli grida; lo spirito lo contorce con delle convulsioni facendolo schiumare e a fatica si allontana da lui, dopo averlo straziato. Ho pregato i tuoi discepoli di scacciarlo, ma non hanno potuto”. Rispondendo, dissi: “O generazione incredula e perversa, fino a quando sarò io con voi e vi sopporterò? Porta qui tuo figlio”. Mentre il fanciullo si avvicinava, il demonio lo gettò per terra e lo contorse con delle convulsioni, ma io sgridai lo spirito immondo, guarii il fanciullo e lo resi a suo padre. E tutti sbigottivano della grandezza di Dio.

Ora, mentre tutti si meravigliavano delle cose che facevo, dissi ai miei discepoli: “Voi tenete bene a mente queste parole: il Figlio dell'uomo sta per essere dato nelle mani degli uomini”. Ma essi non capivano quelle parole che erano per loro coperte da un velo, in modo che non mi intendevano, e temevano di interrogarmi su quanto avevo detto.

Poi sorse fra loro una disputa su chi di loro fosse il maggiore. Tuttavia, conosciuto il pensiero del loro cuore, presi un piccolo fanciullo, me lo pose accanto e dissi loro: “Chi riceve questo piccolo fanciullo nel mio nome, riceve me e chi riceve me, riceve colui che mi ha mandato. Poiché chi è il minimo fra tutti voi, quello è grande”. Allora Giovanni prese a dirmi: “Maestro, noi abbiamo visto un tale che scacciava i demòni nel tuo nome e glielo abbiamo vietato, perché non ti segue con noi”. Ma gli dissi: “Non glielo vietate, perché chi non è contro di voi è per voi”.

Poi, come si avvicinava il tempo della mia assunzione, mi mise risolutamente in cammino verso Gerusalemme. E mandai davanti a me dei servitori, i quali, partiti, entrarono in un villaggio dei Samaritani per prepararmi alloggio. Ma quelli non mi ricevettero perché ero diretto verso Gerusalemme. Visto ciò, i miei discepoli Giacomo e Giovanni dissero: “Signore, vuoi tu che diciamo che scenda fuoco dal cielo e li consumi?”. Ma, voltatomi, li sgridai. E ce ne andammo in un altro villaggio.

Mentre camminavamo per la via, qualcuno mi disse: “Io ti seguirò dovunque tu andrai”. Ed io gli risposi: “Le volpi hanno delle tane e gli uccelli del cielo dei nidi, ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo”. E a un altro dissi: “Seguimi”. Ed egli rispose: “Permettimi prima di andare a seppellire mio padre”. Ma gli dissi: “Lascia i morti seppellire i loro morti, ma tu va' ad annunciare il regno di Dio”. Un altro ancora mi disse: “Ti seguirò, Signore, ma permettimi prima di salutare quelli di casa mia”. Ma io gli dissi: “Nessuno che abbia messo la mano all'aratro e poi riguardi indietro, è adatto al regno di Dio”.

Dopo queste cose, designai altri settanta discepoli e li mandai a due a due davanti a me, in ogni città e luogo dove io stesso stavo per andare. E dicevo loro: “La mèsse è grande, ma gli operai sono pochi; pregate dunque il Signore della mèsse che spinga degli operai nella sua mèsse. Andate; ecco, io vi mando come agnelli in mezzo ai lupi. Non portate né borsa, né sacca, né calzari e non salutate nessuno per via. In qualunque casa sarete entrati, dite prima: ‘Pace a questa casa!’. Se lì vi è un figlio di pace, la vostra pace riposerà su lui; se no, tornerà a voi. Dimorate in quella stessa casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché l'operaio è degno del suo salario. Non passate di casa in casa. In qualunque città sarete entrati, se vi ricevono, mangiate di ciò che vi sarà messo davanti, guarite gli infermi che saranno in essa e dite loro: ‘Il regno di Dio si è avvicinato a voi’. Ma in qualunque città sarete entrati, se non vi ricevono, uscite sulle piazze e dite: ‘Perfino la polvere che dalla vostra città si è attaccata ai nostri piedi noi la scuotiamo contro di voi; sappiate tuttavia questo, che il regno di Dio si è avvicinato a voi’. Io vi dico che in quel giorno la sorte di Sodoma sarà più tollerabile della sorte di quella città”.

“Guai a te, Corazin! Guai a te, Betsaida! Perché, se in Tiro e in Sidone fossero state fatte le opere potenti compiute fra voi, già anticamente si sarebbero ravvedute, prendendo il cilicio e sedendo nella cenere. Perciò, nel giorno del giudizio la sorte di Tiro e di Sidone sarà più tollerabile della vostra. E tu, o Capernaum, sarai tu forse innalzata fino al cielo? No, tu sarai abbassata fino nell'Ades!
Chi ascolta voi ascolta me; chi respinge voi respinge me e chi rifiuta me rifiuta colui che mi ha mandato”.

Ora i settanta tornarono pieni di gioia, dicendo: “Signore, anche i demòni ci sono sottoposti nel tuo nome”. Ed io dissi loro: “Io vedevo Satana cadere dal cielo come folgore. Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e su tutta la potenza del nemico; nulla potrà farvi del male. Eppure, non vi rallegrate perché gli spiriti vi sono sottoposti, ma rallegratevi perché i vostri nomi sono scritti nei cieli”.

In quella stessa ora, giubilai per lo Spirito Santo e dissi: “Io ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti, e le hai rivelate ai piccoli fanciulli! Sì, o Padre, perché così ti è piaciuto. Ogni cosa mi è stata data in mano dal Padre mio e nessuno conosce chi è il Figlio, se non il Padre, né chi è il Padre, se non il Figlio e colui al quale il Figlio voglia rivelarlo”. E, rivoltosi ai miei discepoli, dissi loro in disparte: “Beati gli occhi che vedono le cose che voi vedete! Poiché vi dico che molti profeti e re hanno desiderato vedere le cose che voi vedete e non le hanno viste, udire le cose che voi udite e non le hanno udite”.

Ed ecco, un certo dottore della legge si alzò per mettermi alla prova e mi disse: “Maestro, che devo fare per ereditare la vita eterna?”. Ed io gli dissi: “Nella legge che sta scritto? Come leggi?”. Egli, rispondendo, disse: “Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, e con tutta l'anima tua, e con tutta la forza tua, e con tutta la mente tua, e il tuo prossimo come te stesso”. Gli dissi: “Tu hai risposto rettamente; fa' questo e vivrai”. Ma egli, volendo giustificarsi, mi disse: “E chi è il mio prossimo?”. Replicando, dissi: “Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e s'imbatté nei briganti i quali, spogliatolo e feritolo, se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso un sacerdote scendeva per quella stessa via; lo vide, ma passò oltre dal lato opposto. Così pure un levita, giunto in quel luogo, lo vide, ma passò oltre dal lato opposto. Ma un samaritano che era in viaggio, giunto presso di lui, lo vide, ne ebbe compassione e, accostatosi, fasciò le sue piaghe, versandovi sopra dell'olio e del vino; poi lo mise sulla propria cavalcatura, lo condusse a un albergo e si prese cura di lui. Il giorno dopo, presi due denari, li diede all'oste e gli disse: ‘Prenditi cura di lui; e tutto ciò che spenderai di più, quando tornerò, te lo renderò’. Quale di questi tre ti pare essere stato il prossimo di colui che s'imbatté nei ladroni?”. E quello rispose: “Colui che gli usò misericordia”. E gli intimai: “Va’ e fa’ anche tu la stessa cosa”.

Mentre eravamo in cammino, entrai in un villaggio e una certa donna, di nome Marta, mi ricevette in casa sua. Marta aveva una sorella chiamata Myriam la quale, postasi a sedere ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola. Ma Marta, tutta presa dalle faccende domestiche, venne e disse: “Signore, non ti importa che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti”. Ma io, rispondendo, le dissi: “Marta, Marta, ti affanni e ti inquieti di molte cose, ma una cosa è necessaria. Myriam ha scelto la buona parte che non le sarà tolta”.

Poi ero in disparte a pregare; quando ebbi finito, uno dei suoi discepoli mi disse: “Signore, insegnaci a pregare come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli”. Ed dissi loro: “Quando pregate, dite: ‘Padre, sia santificato il tuo nome; venga il tuo regno; dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano; e perdonaci i nostri peccati, poiché anche noi perdoniamo a ogni nostro debitore; e non ci esporre alla tentazione’”.

Quindi dissi loro: “Se uno di voi ha un amico e va da lui a mezzanotte e gli dice: ‘Amico, prestami tre pani, perché un amico mi è arrivato in casa da un viaggio e non ho nulla da mettergli davanti’; e se colui da dentro gli risponde: ‘Non darmi fastidio; la porta è già chiusa e i miei bambini sono con me a letto; io non posso alzarmi per darteli’, io vi dico che, seppure non si alzasse a darglieli perché gli è amico, tuttavia, per la sua importunità, si alzerà e gliene darà quanti ne ha di bisogno”. Io altresì vi dico: “Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto. Poiché chiunque chiede riceve, chi cerca trova e sarà aperto a chi bussa. E chi è quel padre tra voi che, se il figlio gli chiede un pane, gli dia una pietra? O, se gli chiede un pesce, gli dia invece una serpe? Oppure, anche se gli chiede un uovo, gli dia uno scorpione? Se voi dunque che siete malvagi, sapete dare buoni doni ai vostri figli, quanto più il vostro Padre celeste donerà lo Spirito Santo a coloro che glielo domandano!”

Stavo scacciando un demonio che era muto; quando il demonio fu uscito, il muto parlò e la folla si stupì. Ma alcuni di loro dissero: “È per l'aiuto di Belzebù, principe dei demòni, che egli scaccia i demòni”. Altri, per mettermi alla prova, mi chiedevano un segno dal cielo. Tuttavia, conoscendo i loro pensieri, dissi loro: “Ogni regno diviso in parti contrarie è ridotto in deserto e una casa divisa contro sé stessa va in rovina. Se dunque anche Satana è diviso contro sé stesso, come potrà reggere il suo regno? Poiché voi dite che è per l'aiuto di Belzebù che io scaccio i demòni. E se io scaccio i demòni per l'aiuto di Belzebù, i vostri figli per l'aiuto di chi li scacciano? Perciò, essi stessi saranno i vostri giudici. Ma se è per il dito di Dio che io scaccio i demòni, allora il regno di Dio è giunto fino a voi. Quando l'uomo forte, ben armato, guarda l'ingresso della sua dimora, quello che egli possiede è al sicuro, ma, quando uno più forte di lui sopraggiunge e lo vince, gli toglie tutta l'armatura nella quale confidava e ne spartisce le spoglie. Chi non è con me, è contro di me e chi non raccoglie con me, disperde”.

“Quando lo spirito immondo è uscito da un uomo, si aggira per luoghi aridi, cercando riposo; e, non trovandone, dice: ‘Ritornerò nella mia casa da dove sono uscito’ e, giuntovi, la trova spazzata e adorna. Allora va e prende con sé altri sette spiriti peggiori di lui ed entrano ad abitarla; e l'ultima condizione di quell'uomo diventa peggiore della prima”.

Mentre dicevo queste cose, dalla folla una donna alzò la voce e mi disse: “Beato il grembo che ti portò e i seni che tu poppasti!”. Ma io replicai: “Beati piuttosto quelli che odono la parola di Dio e la osservano!”

Mentre la gente si affollava intorno, cominciai a dire: “Questa generazione è una generazione malvagia; essa chiede un segno, ma segno non le sarà dato, tranne il segno di Giona. Poiché come Giona fu un segno per i Niniviti, così anche il Figlio dell'uomo lo sarà per questa generazione. La regina del Mezzogiorno risusciterà nel giudizio con gli uomini di questa generazione e li condannerà, perché lei venne dalle estremità della terra per udire la sapienza di Salomone; ed ecco, qui c'è più che Salomone. I Niniviti risusciteranno nel giudizio con questa generazione e la condanneranno, perché essi si ravvidero alla predicazione di Giona; ed ecco, qui c'è più che Giona”.

“Nessuno, quando ha acceso una lampada, la mette in un luogo nascosto o sotto un vaso; anzi, la mette sul candeliere, affinché quelli che entrano vedano la luce. La lampada del tuo corpo è l'occhio; se l'occhio tuo è sano, anche tutto il tuo corpo è illuminato ma, se è viziato, anche il tuo corpo è nelle tenebre. Guarda dunque che la luce che è in te non sia tenebre. Se dunque tutto il tuo corpo è illuminato, senza avere alcuna parte tenebrosa, sarà tutto illuminato come quando la lampada ti illumina con il suo splendore”.

Mentre parlavo, un fariseo mi invitò a pranzo da lui. Ed io, entrato, mi misi a tavola. Il fariseo, visto questo, si meravigliò che non mi fossi lavato prima del pranzo. Gli disse: “Voi farisei pulite l'esterno della coppa e del piatto, ma il vostro interno è pieno di rapina e di malvagità. Stolti, colui che ha fatto l'esterno, non ha anche fatto l'interno? Date piuttosto in elemosina quello che è dentro il piatto e ogni cosa sarà pulita per voi.
Ma guai a voi, farisei, poiché pagate la decima della menta, della ruta e di ogni erba e trascurate la giustizia e l'amore di Dio! Queste sono le cose che bisognava fare, senza tralasciare le altre.
Guai a voi, farisei, perché amate i primi seggi nelle sinagoghe e i saluti nelle piazze.
Guai a voi, perché siete come quei sepolcri che non si vedono e chi vi cammina sopra non ne sa niente”.

Allora uno dei dottori della legge, rispondendo, mi disse: “Maestro, parlando così, offendi anche noi”. Ed io risposi: “Guai anche a voi, dottori della legge, perché caricate la gente di pesi difficili da portare e voi non toccate quei pesi neppure con un dito!
Guai a voi, perché edificate i sepolcri dei profeti e i vostri padri li uccisero. Voi dunque testimoniate delle opere dei vostri padri e le approvate, perché essi li uccisero e voi edificate loro dei sepolcri. Per questo la sapienza di Dio ha detto: ‘Io manderò loro dei profeti e degli apostoli; ne uccideranno alcuni e ne perseguiteranno altri’, affinché il sangue di tutti i profeti sparso dalla fondazione del mondo sia ridomandato a questa generazione, dal sangue di Abele fino al sangue di Zaccaria, che fu ucciso fra l'altare e il tempio; sì, vi dico, sarà ridomandato a questa generazione.
Guai a voi, dottori della legge, poiché avete tolto la chiave della scienza! Voi stessi non siete entrati e l'avete impedito a quelli che volevano entrare”.

Quando fui uscito di là, gli scribi e i farisei cominciarono a incalzarmi duramente e a farmi domande su molte cose, tendendomi insidie, per cogliere qualche parola che mi uscisse di bocca.

Intanto, la gente si era riunita a migliaia, così da calpestarsi gli uni gli altri. Cominciai prima di tutto a dire ai miei discepoli: “Guardatevi dal lievito dei farisei, che è ipocrisia. Ma non c'è niente di nascosto che non sarà svelato, né di segreto che non sarà conosciuto. Perciò tutto quello che avete detto nelle tenebre, sarà udito nella luce e ciò che avete detto all'orecchio nelle stanze interne, sarà proclamato sui tetti. Ma a voi che siete miei amici io dico: Non temete quelli che uccidono il corpo ma che, oltre a questo, non possono fare nulla di più. Io vi mostrerò chi dovete temere: temete colui che, dopo aver ucciso, ha il potere di gettare nella geenna. Sì, vi dico, temete Lui. Cinque passeri non si vendono per due soldi? Eppure non uno di essi è dimenticato davanti a Dio; anzi, perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non temete dunque; voi valete di più di molti passeri. Ora io vi dico: Chiunque mi avrà riconosciuto davanti agli uomini, anche il Figlio dell'uomo riconoscerà lui davanti agli angeli di Dio, ma chi mi avrà rinnegato davanti agli uomini, sarà rinnegato davanti agli angeli di Dio.

Chiunque avrà parlato contro il Figlio dell'uomo sarà perdonato, ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo non sarà perdonato.

Quando poi vi condurranno davanti alle sinagoghe, ai magistrati e alle autorità, non preoccupatevi di come o di cosa rispondere a vostra difesa o di quello che dovrete dire, perché lo Spirito Santo vi insegnerà in quello stesso momento ciò che dovrete dire”.

Ora, uno della folla mi disse: “Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l'eredità”. Ma gli risposi: “O uomo, chi mi ha costituito su voi giudice o spartitore?”. Poi dissi loro: “Badate e guardatevi da ogni avarizia, perché non è dall'abbondanza dei beni che uno possiede che egli ha la sua vita”. E dissi loro questa parabola: “La campagna di un certo uomo ricco fruttò in abbondanza; egli ragionava così fra sé: ‘Che farò, poiché non ho dove riporre i miei raccolti?’. E disse: ‘Questo farò: demolirò i miei granai, ne fabbricherò di più grandi, vi raccoglierò tutto il mio grano e i miei beni e dirò all'anima mia: Anima tu hai molti beni riposti per molti anni; riposati, mangia, bevi, godi’. Ma Dio gli disse: ‘Stolto, questa notte stessa l'anima tua ti sarà ridomandata e quello che hai preparato di chi sarà?’. Così è di chi accumula tesori per sé e non è ricco davanti a Dio”.

Poi dissi ai miei discepoli: “Perciò vi dico: Non siate in ansia per la vostra vita, di ciò che mangerete, né per il corpo, di che vi vestirete; poiché la vita è più del nutrimento e il corpo è più del vestito. Considerate i corvi: non seminano, non mietono, non hanno dispensa né granaio, eppure Dio li nutre. E voi, quanto più degli uccelli valete! E chi di voi può con la propria ansietà aggiungere alla sua statura un solo cubito? Se dunque non potete fare nemmeno ciò che è minimo, perché siete in ansia per il resto? Considerate come crescono i gigli: non faticano e non filano, eppure io vi dico che Salomone stesso, con tutta la sua gloria, non fu vestito come uno di loro. Ora, se Dio riveste così l'erba che oggi è nel campo e domani è gettata nel forno, quanto più vestirà voi, o gente di poca fede! Anche voi non cercate che mangerete e che berrete e non state in ansia, poiché è la gente del mondo che ricerca tutte queste cose, ma il Padre vostro sa che ne avete bisogno. Cercate piuttosto il suo regno, e queste cose vi saranno sopraggiunte.
Non temere, o piccolo gregge, poiché al Padre vostro è piaciuto di darvi il regno.
Vendete i vostri beni e fatene elemosina; fatevi delle borse che non invecchiano, un tesoro che non venga meno nei cieli, dove ladro non si accosta e tignola non guasta. Perché dov'è il vostro tesoro, lì sarà anche il vostro cuore”.

“I vostri fianchi siano cinti e le vostre lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando tornerà dalle nozze, per aprirgli subito, appena giungerà e busserà. Beati quei servitori che il padrone, arrivando, troverà vigilanti! In verità io vi dico che egli si cingerà, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. Se giungerà alla seconda o alla terza vigilia e li troverà così, beati loro! Sappiate questo, che se il padrone di casa sapesse a che ora verrà il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi siate pronti, perché nell'ora che non pensate, il Figlio dell'uomo verrà”.

Pietro disse: “Signore, questa parabola la dici tu per noi o anche per tutti?”. Ed io risposi: “Chi è mai quell'economo fedele e avveduto che il padrone costituirà sui suoi domestici per dare loro a suo tempo la loro porzione di viveri? Beato quel servo che il padrone, al suo arrivo, troverà intento a fare così. In verità io vi dico che lo costituirà su tutti i suoi beni. Ma se quel servo dice in cuor suo: ‘Il mio padrone tarda a venire’ e comincia a battere i servi e le serve, a mangiare, bere e ubriacarsi, il padrone di quel servo verrà nel giorno che non se l'aspetta e nell'ora che non sa; lo farà lacerare a colpi di flagello e gli assegnerà la sorte degli infedeli. Quel servo, che ha conosciuto la volontà del suo padrone e non ha preparato né fatto nulla per compiere la sua volontà, sarà battuto con molti colpi, ma colui che non l'ha conosciuta e ha fatto cose degne di castigo, sarà battuto con pochi colpi. A chi molto è stato dato, molto sarà ridomandato e a chi molto è stato affidato, tanto più si richiederà”.

“Io sono venuto ad accendere un fuoco sulla terra e che mi resta da desiderare, se già è acceso? Ma c'è un battesimo del quale devo essere battezzato e come sono angosciato finché non sia compiuto! Pensate voi che io sia venuto a mettere pace in terra? No, vi dico, ma piuttosto divisione, perché, da ora in avanti, se vi sono cinque persone in una casa, saranno divise tre contro due e due contro tre; saranno divisi il padre contro il figlio e il figlio contro il padre; la madre contro la figlia, la figlia contro la madre; la suocera contro la nuora e la nuora contro la suocera”.

Dicevo poi ancora alle folle: “Quando vedete una nuvola venire su da ponente, voi dite subito: ‘Viene la pioggia’ e così succede. Quando sentite soffiare lo scirocco, dite: ‘Farà caldo’ e avviene così. Ipocriti, sapete discernere bene l'aspetto della terra e del cielo; come mai non sapete discernere questo tempo?
Perché non giudicate da voi stessi ciò che è giusto? Quando vai con il tuo avversario davanti al magistrato, fa’ di tutto, mentre sei per via, per accordarti con lui, affinché non ti porti davanti al giudice e il giudice ti consegni all'esecutore giudiziario e l'esecutore ti metta in prigione. Io ti dico che non uscirai di là, finché tu non abbia pagato fino all'ultimo centesimo”.

IN VETRINA

Vivi nascosto...

Il rogo che avvampò tutta notte...

LA MEMORIA DELLO STERMINIO