In fuga

Glicine in fiore
Raramente ho letto in vita mia un libro così bello e appassionante: In fuga (Fugitive Pieces), di Anne Michaels. Pubblicato originalmente nel 1996, (nel Regno Unito nel 1997), uscito in Italia nel 1997, ricolmo di premi letterari, tra cui l'Orange Prize nel 1997.

Anne Michaels è essenzialmente una poetessa e In fuga è stato il suo primo romanzo. L'ho letto in una sola nottata, poi riletto nel corso degli anni... Alcune parti mi sono rimaste fisse nel cuore, quasi frammenti della mia stessa esistenza. Non è sufficiente lodarne l'abilità di scrittura, né affermare che il libro tratti dell'Olocausto. Difficile è far capire la bravura della scrittrice, specialmente il modo in cui ti sorprende, e poi continua a sorprenderti, connettendosi naturalmente, senza ostentazione o esuberanza, usando la metafora come mezzo di meraviglia e controllo.

Libro pieno di fine erudizione e intelligenza, strutturato da una elaborata ricerca storica e narrativa, In fuga attrae la mia continua ammirazione, senza sosta, pagina dopo pagina:  un romanzo straordinario per intensità lirica e pregnanza tematica, una vera maestria letteraria, dove le parole acquisiscono una forza emotiva ben rara. Per la scrittrice canadese, la parola sa conservare memoria delle complesse relazioni fra microcosmo e macrocosmo, dentro il flusso del tempo che tutto modifica – come spesso si ritrova in alcuni suoi versi:
Noi non discendiamo, ma affioriamo dalle nostre storie. 
Aperta come un taglio, la memoria somiglierebbe
a una sezione trasversale del cuore della terra, 
una tavola del tempo geografico. 
Scaturita da simili tagli nel corpo del tempo e dello spazio, la scrittura poetica di Anne Michaels mira a rappresentare la permanenza dei legami d’amore oltre la separazione, oltre la morte; a cogliere le affinità strutturali ed elettive fra esseri umani e mondo animale, vegetale e minerale; a onorare il valore della memoria per riscattare il male e il dolore della Storia; a sviscerare la passione etica ed estetica di artisti, esploratori e scienziati, impegnati a rivelare i segreti movimenti dell’universo. 
"In fuga", copertina dell'edizione italiana
La trama...

Nella prima parte del romanzo Jakob Beer, piccolo ebreo di Biskupin in Polonia, viene strappato alla repressione nazista grazie all’intervento del greco Athos Roussos, uno studioso di geologia sufficientemente filosofo ed irrequieto da intuire il terribile evento che si sta compiendo. Il piccolo perde la famiglia e nel suo involontario errare al seguito del saggio greco, prima a Zante in Grecia e poi a Toronto in Canada, cercherà di ricostruire una vita altra rispetto a quella precedente. Da un lato i ricordi del suo paese, delle "strade fangose della città sommersa", e dall’altra la necessità di continuare a vivere nel sole delle isole greche, e nella caotica multirazzialità canadese lo portano ad un’intricata ricerca di verità che si compie nuotando nel tempo sincronico e sospeso a mezz’aria della ricostruzione psicologica, e che si presenta infine come una vera e propria rinascita; una ricongiunzione, quasi rituale, del tempo spezzato.
"La memoria umana è codificata nelle correnti d’aria e in ciò che sedimenta sul fondo dei fiumi. I fiocchi di cenere attendono di essere raccolti, le vite di essere ricostruite"
"Il tempo è una guida cieca. Figlio della palude, nacqui dalle strade fangose della città sommersa... 
...Nessuno nasce una volta sola. Chi è fortunato, vedrà di nuovo la luce tra le braccia di qualcuno; oppure, se sfortunato, si sveglierà quando la lunga coda del terrore sfiorerà l’interno del suo cranio"

Ma all’inizio vi è l’inevitabile cesura portata dagli eventi, quell’incontrastabile destino la cui gratuità è stata molteplici volte indagata ma mai abbastanza risolta. Il buio della storia, la sua indiscutibile inabitabilità per chi è stato costretto a subirla, provoca una scissione che si mataforizza in una fuga, in un erranza mentale e psichica che non permette disattenzione né riposo. Un viaggio che diviene consapevolezza nel suo compiersi e che necessita di continuo autocontrollo e disciplina interiore.
"Ero come gli uomini dei racconti di Athos, che tracciavano le loro rotte prima dell’invenzione della longitudine e non erano mai certi della loro posizione. Guardavano le stelle e sapevano di non avere abbastanza informazioni, e la terra nullius gli faceva drizzare i peli del collo"

Dall'interno degli eventi, questa possibilità, questa rinascita è vista dal piccolo ebreo come una offerta che deve essere colta anche se l’oscillazione tra essa e il ricordo non può che creare zone buie e colme di sofferenza e strazio. Ma il senso di sopravvivenza è destinato a vincere sul richiamo dell’oblio nel ricordo dei lutti e di tutte le lacerazioni, siano esse struggentemente psichiche o brutalmente fisiche. La cesura viene quindi ricucita ma di tutto il processo restano i segni che si manifesteranno sempre nell’incertezza del riconoscimento delle inferenze all’interno del proprio e dell’altrui destino; per Jakob, quindi, due padri, due madri, troppi morti; due vite, tre luoghi, due amori.
"Non sapevo che mentre io ascoltavo le storie degli esploratori dei luoghi puliti del mondo (coperti dalla neve, l’aria pungente che sa di sale) e dormivo in un luogo pulito, altri uomini districavano le membra, le carni di amici e vicini di casa, mogli e figli, e queste membra si staccavano e gli restavano in mano"
"Sopravvivere voleva dire sfuggire al destino. Ma se sfuggi al tuo, di destino, nella vita di chi finisci per interferire?"

Ad un certo punto, oltre la metà del libro, prende avvio la seconda parte riproponendo il tema della prima e questo è un efficacissimo ricorso alla forma della fuga musicale (Anne Michaels è anche pianista e compositrice); cambia la voce narrante ed entra in scena Ben, anch’egli ebreo canadese, figlio di sopravvissuti della città sommersa che a questo punto perde i suoi connotati di città reale per assumere il ruolo di archetipo della tragicità degli eventi storici. Anche Ben, in un tempo successivo, ripercorre le rotte intellettuali e fisiche di Jakob determinando e richiudendo il romanzo sul tema velatamente onnipresente dell’amore come estrema necessità per la sopravvivenza.

Inevitabile è il richiamo a Grossman e al suo Vedi alla voce: Amore. I temi della realtà e dei mondi sommersi, delle verità del sottosuolo, della rinascita e del tentativo/necessità di ricostruire l’esistenza, non senza alcuni paradossi: la coscienza di essere sradicati, frammenti da ricostruire; la ricerca del corroborante con cui far stare assieme i pezzi, la forza e la necessità del ricordo; il ricorso al linguaggio, la solarità e solennità dei pasaggi e delle descrizioni delle isole greche in contrapposizione al buio provocato dagli eventi, dalla provata psicologia dei personaggi... Sembra che il linguaggio comune della ricerca di una giustificazione, che alla fine non può che essere descrizione e narrazione, sia il riconoscimento e il rimando ad una necessità: l’amore, come unico collante e come medicina che risana permettendo la ricongiunzione di ciò che è in pezzi, è il tema di chiunque si concentri sulla realtà della condizione ebraica e sulla storicità dell’olocausto.

Anne Michaels con In fuga scrive un romanzo magistrale che si accosta e completa, con una prosa leggibile e assai scorrevole, altri libri sullo stesso tema. La scrittura è densa ed estremamente legata; pochi i dialoghi e notevoli le disgressioni filosofiche e i richiami alle discipline scientifiche come la meteorologia, la storia, la geologia. Ma ottimo è anche il modo con cui la Michaels gestisce il materiale e costruisce la trama; un gioco ad incastri e richiami che segue andamenti melodici e musicali. Trama che, esprimendosi nella forma della fuga, è portata a compimento, splendida ed essenziale epifania per chi legge, solo nello "stretto" finale degli ultimi due capitoli: "Fosforo" e "Stazione di cambio".

In fuga può essere considerato un gioiello della nuova letteratura canadese che come altri romanzi di ricerca scritti partendo da una situazione di difficile scissione si conclude lì dove si struttura la percezione di un "tempo verticale", l’idea di poter finalmente risalire e rimettersi in gioco.
...dopo decenni passati a nascondersi dentro la propria pelle. C’è forse una donna che piano metta a nudo il mio spirito, porti il mio corpo a credere...
Anne Michaels

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